Paola (26)

Paola Rando

Paola Rando nasce a Genova  nel 1973 dove vive e lavora.
Si diploma presso il Liceo Artistico “Nicolò Barabino”.
Borsa di studio Presso la Facoltà di Belle Arti di Granada (Spagna)
Nell’anno 2000 si diploma presso L’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova con 110 e Lode.
Si occupa prevalentemente di scultura, ceramica, installazioni, pittura.
Ha curato allestimenti in ambito televisivo, teatrale(Teatro della Tosse Genova)
e cinematografico(“Gli indesiderabili”,”Agata e  la Tempesta”).
Dal 1996 espone in collettive e personali sia nazionali che internazionali:
Auditorium Teatro Carlo Felice Genova performance su composizione di John Cage
Commenda di Prè Genova esposizione “In Viaggio”,
Tetouan (Marocco) esposizione collettiva
Palazzo Ducale Genova “Arti Visive 2” gruppo “i ponti”
Ospedale psichiatrico Centro Basaglia Genova Quarto gruppo “i ponti”
Castello della Lucertola Apricale esposizione collettiva “Una lettera d’Amore”
Museo d’Arte Villa Croce Genova Metronica video-installazione in collaborazione con Lucrezia Salerno,
Cultureel Centrum het Spoor Belgio Collettiva “una lettera d’Amore”
Torano Notte e Giorno, il paese degli artisti Carrara esposizione collettiva di scultura
Torano Carrara “Ars et Eros” collettiva arte erotica.
Nel 2003 espone ad Atene (Grecia) alla Biennale dei giovani artisti del Mediterraneo
Museo sant’Agostino di Genova esposizione nazionale “Gemine Muse”
Teatro Fondamenta Nuove Venezia “Piattaforma n°1”Biennale dei giovani creatori dell’Europa e del Mediterraneo.
Fortezza della Brunella Aulla (Massa Carrara)  festival della giovane scultura dal progetto “Gemine Muse”
PortoAntico Genova “Aurore” collettiva al femminile.
Palazzina San Desiderio Portoantico Genova “Cross over”.
2010
Genova Wunderkammer art esposizione
Verona Munzi’s operArt esposizione
2011
Genova Arte fiera con galleria “Wunderkammer art”

Dal 2006 fonda il laboratorio d’arte “AnimArs” nel cuore del centro storico di Genova con Gregorio Giannotta.

 

Testo Critico

Il lavoro di Paola Rando è tutto centrato sulla solida base della parola “concretezza”.

La concretezza dello scultore che deve conciliare l’idea con il carattere della materia di cui dispone o che decide di affrontare, che deve porsi il problema dello spessore, del peso, del volume, della superficie, del pieno e del vuoto.

La concretezza della donna che apprende dal proprio corpo, in ogni età della vita, il senso della forma e del volume, del pieno e del vuoto, interiorizza la trasformazione, vive il cambiamento.

La concretezza di un’artista, nata e cresciuta alla fine di un secolo, il Novecento, che vive la stagione più feconda nel Duemila, che guarda a Brancusi, a Moore , a Luoise Bourgeois ma, come gli artisti del primo Novecento, agli inizi di un nuovo secolo fonda la propria ricerca sul rapporto con l’arte primitiva.

Paola Rando studia la cultura preistorica, in particolare la fase in cui l’uomo è agricoltore, in cui la terra è madre e dea, in cui la religione è narrazione del ciclo della vita, del rapporto profondo tra il genere umano e la natura, la fase in cui l’uomo costruisce gli utensili per il proprio lavoro e per l’abitazione, gli oggetti per una vita divenuta stanziale.

Le Veneri di Paola Rando sono figlie di una molteplicità di figure, in particolare dell’area mediterranea, che offrono la loro forma piena, rotonda, morbida e, appunto, concreta, per i riti propiziatori, per la protezione dei raccolti, per l’augurio di fertilità.

Le teste delle Veneri non sono sempre teste di donna ma di uccello, oppure semi, foglie, mezze lune, sono ibridi duchampiani portatori della varietà di declinazioni simboliche delle forme della natura e dei loro accoppiamenti.

Anche le Mammillate sono dee e legate al tema della fertilità, Gli uccelli sono il collegamento tra terra e cielo, hanno bisogno della terra per il nutrimento e per posarsi, esprimono nel cielo la loro gioia, la tensione di libertà, la forza di immaginare, di osare e spingersi oltre. Le Mammillate sono in marmo, poggiate su pietre di mare levigate e modificate dalle onde, sono le pietre del tempo, adatte alle Mammillate che raccontano una storia eterna di fertilità e del nutrimento che dà la forza necessaria al volo.

Il volo è un tema importante nella poetica di Paola Rando, è implicito nella forma delle Mammillate, è esplicito nei piccoli uccelli che l’artista nomina Aria Mantica. Il volo è la proiezione sul futuro, è il movimento, è il progetto, l’origine del volo è nella concretezza della fertilità perciò i poetici e gioiosi Aria Mantica sono – lo dice l’artista – figli delle Mammillate e figliocci della leggerezza di Folon, un altro maestro di riferimento per Paola Rando.

La donna pesce, l’onda, Bianca, le figure ispirate alla luna raccontano, di forma in forma, il femminile più profondo e ancestrale, le fasi lunari, il moto delle onde, la vita uterina.

I volti sono appena increspati da sorrisi antichi, segno di una sapienza che si trasmette di madre in figlia e che ha radici profonde nella terra, ha respiro nell’aria e vita nel mare. Una sapienza che crea spazio, che costruisce intimità, per la creatura nel corpo e nella carne della madre prima e per la stessa creatura, venuta al mondo, difesa nel sonno dal respiro e dal corpo della madre. Ecco la Maternità.

La vita, come la materia, ha una plasticità, perciò al dentro si contrappone il fuori, la parte fragile è sempre difesa da una superficie resistente e levigata, ma , idealmente, la parte fragile di ciascun essere umano, nella battaglia quotidiana, ha bisogno dei suoi spiriti protettori e propiziatori di forza. I Piccoli Guerrieri di Paola Rando sono enigmatici e silenti, al punto da non avere, in qualche caso, la bocca, tuttavia sono presenze concrete.

Il chicco di grano è “ l’origine del mondo” di Paola Rando, evoca forme dell’anatomia femminile, gonfio, turgido regala generosamente il presagio della fertilità. Forse la certezza.

Scriveva Sutherland in alcuni appunti fissati dopo le sue passeggiate nella natura alla ricerca di forme: Sentivo d’essere parte della terra, allo stesso modo che i miei lineamenti sono parte di me, la mia immaginazione non era in conflitto con la realtà, in quanto questa non mi appariva altro che una forma dispersa e disintegrata della mia immaginazione.*

Paola Rando si sente parte- come donna, come madre e come artista – di un ciclo vitale, che è il piccolo segmento di una più vasta dinamica di creazione e moltiplicazione di forme, di ricerca di equilibri, di concretezza e di tensione spirituale.

Si tratta di una percezione emotiva cui fa seguito la ricerca delle origini della rappresentazione della vita e del suo rapporto con la natura, della connessione terra cielo. Lo scultore donna ( ed è opportuna questa precisazione) percepisce emotivamente la forma contenuta nella materia, la libera, la “ mette al mondo” perché possa far parte di un progetto. Il confine tra la realtà e l’immaginazione dell’artista è indistinto, l’una confluisce nell’altra come la forma della madre e del figlio, come il corpo di donna e la testa di uccello, come la donna pesce nell’acqua, come il volto femminile. che è schiuma dell’onda, come il chicco di grano e la parte fertile del corpo di una donna.

*da Graham Sutherland – Parfrasi della natura e altre corrispondenze – Pratiche ed. Parma 1979.

Emilia Marasco – Aprile 2011